Castelcivita
Comune appartenente all'Ente Parco Nazionale del Cilento,Vallo di Diano e Alburni.
Municipio Piazza Umberti I, 4 84020 (SA) tel. 0828 975009 fax 0828 975486
Comune con più di 1900 abitanti, si presenta arroccata su di uno sperone naturale con case a cascata, a 587 metri sul livello del mare. Fa parte del Parco del Cilento e Vallo di Diano. Di rilievo la produzione olearia.
Cenni Storici:
Castelcivita è un nome recente. Come molti paesi della Campania costruiti sull'alto di una montagna e poi distrutti, ha cambiato varie denominazioni.
Le sue origini risalgono alla preistoria e visse il suo momento migliore intorno all'anno 1000; di questa epoca il centro storico conserva e presenta ancora oggi la tipica urbanistica. Successivamente assunse un ruolo importantissimo nella sanguinosa vicenda dei Vespri siciliani
II paese è indicato nei documenti angioini col nome di Civita Pantuliano, mentre in età aragonese col nome di Castelluccio, probabilmente per indicare già dal XIII sec. una piccola città castellata. Si pensa che la recinzione totale di Castelcivita sia opera di Pandolfo Fasanella, gran feudatario, il quale la eseguì per ordine di Carlo I D'Angiò. Solo dal 1863 prende il nome di Castelcivita dal monte Civita su cui sorgeva il villaggio.
Cosa vedere:
Da piazza Santa Sofia, imboccata la strada che conduce al centro storico e, poi, via Gabriele D’Annunzio, si arriva al monastero di Santa Sofia, oggi detto di Santa Gertrude, fondata dalle Francescane dell’Ordine di Santa Chiara il 28 ottobre del 1588.
Sull’imponente altare maggiore della chiesa, ad un’unica navata, si ammira la Pietà, capolavoro di Giovanni de Gregorio, detto il Pietrafesa, dipinta nel 1627. In controfacciata, si eleva la cantoria in legno, la cui balaustra è dipinta con leziose figure di gusto tardo rococò. Fu innalzata nel 1761, durante la reggenza di suor Candida Bellelli. Usciti dagli ambienti monastici, poche decine di metri, in via Nicola Agosto, si può visitare il museo della Civiltà Contadina e, a pochi passi l’antichissima parrocchia di San Cono, chiesa ultimata nel 1344. Varcato il portone ligneo del 1580 circa, detto de la Perdonanza, si entra nell’ampia aula dell’edificio. Notevole interesse rivestono l’altare maggiore del 1760, opera di Giovanni La Mania, marmoraro di Padula e il tronetto ligneo che lo sovrasta, innalzato nel 1911, per accogliervi la scultura de la Vergine di Costantinopoli, speciale Protettrice di Castelcivita sono settecenteschi il coro ligneo e l’organo in controfacciata; secentesco, invece, il pulpito, con i basso rilievi degli Evangelisti e di San Cono sul prospetto.
Prima di uscire dalla chiesa, sulla destra, dov’è attualmente ubicato il Fonte Battesimale, si può scendere nel Succorpo, cui è annessa la Confraternita del SS. Corpo di Cristo. E’ un ambiente di grande suggestione, diviso in tre navate e dotato di area absidale. Fu forse antichissima Pieve, risalente all’VIII o IX secolo d.c.(segnalazione Giuseppe Figliola Forziati). Il Succorpo è, oggi, elegantemente ricoperto da un finissimo parato si stucchi tardo-settecenteschi. Nel cuore del centro antico, preceduto da un campanile passante, di probabile origine normanna si erge la chiesa di San Nicola di Bari. Ad un’unica navata, con l’altare maggiore realizzato nel 1758, essa custodisce un pregevolissimo coro di gusto tardo-gotico, probabilmente della fine del XV secolo. A destra e a sinistra dell’altare maggiore, vi sono le settecentesche tele raffiguranti l’Annunciazione e la nascita del Battista, opere di un purista solimenenesco degli anni cinquanta del settecento. Nella zona più alta del paese, si erge la torre Angioina, costruita negli ultimi decenni del XIII secolo da maestranze francesi. Poco discostata, sorge la struttura dell’ ex Convento di Sant’Antonio, con l’annessa chiesa dove si conservano il dipinto di Pietrafesa, raffigurante l’Immacolata, realizzato tra il 1627 e 1630; un tavolato ligneo e l’altare settecentesco, in marmi policromi. Fuori porta, sorge la cappella della Madonna delle Grazie di origine cinquecentesca
La Torre Angioina:
Maestoso monumento alto 25 metri, posto nel punto più alto del paese e dominante tutta la sottostante valle del Calore. Incerta la sua data di costruzione anche se l'ipotesi più autorevole la vuole edificata dai Francesi tra il 1268 e il 1284. Questo edificio è legato ad uno dei più noti avvenimenti del nostro passato, i Vespri siciliani, che fecero di questo paese la punta più avanzata della penisola nella sanguinosa insurrezione. In quel periodo Castelcivita era chiamata Civita Pantuliano. Scoppiata nel 1282, la rivolta siciliana si allargò sul continente ed i Siculi-Aragonesi inviarono contro gli Angioini di Napoli dei guerrieri detti Almugàveri. Questi assediarono il paese e ne fecero un covo fortificatissimo che, data la sua posizione orografica, era quasi inespugnabile. Per tale motivo costituiva un ostacolo per gli Angioini che dovevano accorrere in aiuto dei Francesi in Sicilia. L'inevitabile scontro si tramutò in un assedio che solo dopo tre anni Carlo Martello risolse a favore degli alleati napoletani. La Torre, da tempo irresistibile richiamo turistico, si sviluppa su pianta circolare con diametro di circa quindici metri. Un primo vano, contenuto nella scarpata, diventava all'occasione prigione o deposito mentre in un secondo vano (praticamente il primo piano) si svolgeva la vita del feudatario. Al di sopra di questo sono presenti altri due vani il cui accesso era presumibilmente consentito con scale di legno o funi.
Fiere feste e sagre:
Festa della Madonna di Costantinopoli; 26 agosto.
Festa di S. Nicola; 6 dicembre.
Festa di S. Antonio; 13 giugno.
Queste feste, liturgicamente, non sono diverse dalle tante feste che si svolgono nei paesi dei Monti Alburni, però poche altre presentano uno scenario come questo: case a cascata con balconi in bilico sulla valle, arroccate l'una sull'altra, con tetti spioventi, innumerevoli scalinate ed il profumo frizzante dell'aria; il tutto, poi, protetto, alle spalle dal massiccio degli «Alburni».
Attività:
La popolazione è dedita prevalentemente all'agricoltura ed alla pastorizia, infatti si produce olio vino, grano, cereali e formaggi. Saporitissimi e di alta qualità genuinità sono le salsicce, i capicolli, i prosciutti ed i formaggi. Caratteristica della gastronomia locale sono le pietanze a base di trote ed anguille.