Postiglione
Comune appartenente all'Ente Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Municipio Piazza A. Diaz, 3 84026 (SA) tel. 0828 770111 fax 0828 770212
Postiglione è un paese sobrio per la sua posizione geografica; infatti, protetto alle spalle dalle pareti rocciose dei monti Alburni, domina imponentemente la vallata sottostante, conta circa 2300 abitanti. Altitudine S.l.m. 615 m.
È raggiungibile con l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, uscita Campagna. Lasciata l'autostrada si prosegue sulla S.S. 19 per Km 17 circa, per poi deviare sulla provinciale 60 (Postiglione-Controne).
Cenni storici:
Si sostiene che il nome del paese derivi da un certo Pistilius, fondatore del Praedium Pistillorus, ma a tal proposito non ci sono testimonianze certe. La presenza di un castello normanno dell'XI secolo è invece testimonianza inconfutabile dell'origine feudale del paese. Infatti il suo territorio feudale e la dimensione delle difese baronali venne ampliata con continue usurpazioni a danno del demanio dell'Università, soprattutto durante la cosiddetta rifeudalizzazione del Seicento. Durante questo periodo vi furono conflitti latenti fra popolazione e baronaggio locale che esplosero periodicamente, ma con particolare violenza nel 1799 e poi nel decennio francese. L'azienda signorile creata dai principi Caracciolo nei demani di Postiglione entrò nella sfera del grande commercio campano riuscendo ad esportare il surplus agricolo prodotto nelle città del Principato Citra o addirittura a Napoli.
Nel Seicento e Settecento tutta una miriade di "togati" cercava di "nobilitarsi" acquistando feudi nelle province. In particolare per il feudo di Postiglione, questi erano interessati, oltre che al blasone, soprattutto dalle potenzialità economiche del feudo, in quanto pienamente inserito nella periferia agricola delle città campane.
Con l'abolizione della feudalità e la divisione in massa dei demani, il comun entrò in possesso di alcune difese usurpate alcuni secoli prima dai Caracciolo. Nel corso dell’Ottocento si assiste ad un notevole fenomeno di accentramento rurale con il consolidamento fondiario di un consistente numero di proprietari che acquistano molte quote ex demanio.
Cosa vedere:
Percorrendo, per un buon tratto, l’antica via consolare Popilia, dove, in località Zonzo, si conserva un miliare minore e, imboccata la Strada Provinciale, si arriva a Postiglione. Oltre il sito Castagne della Corte, dov’è ubicato il Cimitero Borbonico, sorge la chiesa dell’annunziata, detta della Madonna del Carmine. Preceduta da una suggestiva scalea d’accesso, essa è stata completamente ricostruita nel 1899. Nell’aula, spoglia e rigorosa, si ammira il bel busto settecentesco di Sant’Elia.
Usciti dalla chiesa e immettendosi su via delle Nocelle, si giunge a piazza Europa, un tempo denominata Orto della Corte, da dove si ammira la mole del Castello. In origine rocca longobarda, fortificata alla fine del XII secolo da Guglielmo da Postiglione, barone normanno, essa passò ai feudi di Giovanni da Procida, subendo le prime radicali modifiche in epoca angioina . Successivimante, divenne proprietà dei Sanseverino e fu confiscata al principe di Brisignano, Girolamo, dopo la congiura antispagnola dei Baroni, ordita nel 1845. Il Castello subì altre trasformazioni nel XVI secolo. Nel Settecento era tra i possedimenti del deduca Garofano, che lo cedette a Carlo III, quando il Re, nel 1758, acquisì dal Dè Rossi il feudo rustico di Persano. Fu allora che il borgo di Postiglione (con quello vicino di Controne) entrò a far parte del Real Sio di Persano, destinato a durare fino alla caduta della dinastia borbonica. Il Castello postiglionese ebbe un’importanza strategica eccezionale nel 1943, quando i tedeschi lo prescelsero come postazione per controllare lo sbarco alleato. Attualmente, dopo il restauro degli anni Ottanta, è stato dotato di due sale polifunzionali che accolgono importanti manifestazioni culturali.
Lasciando piazza Europa e percorrendo via San Giorgio, si arriva alla chiesa omonima. Di origine Cinquecentesca, essa fu completamente ricostruita nel XVIII secolo. Conserva un prezioso tabernacolo del 1517, un’elegante scultura lignea Settecentesca, raffigurante San Nicola e, sull’altare maggiore, un monumentale San Giorgio che uccide il drago (con anima di legno e formatura di stucco), opera di egregia manifattura locale del XVIII secolo.
Scendendo per via Roma, arrivati in piazza Diaz, ci si può rinfrescare ai tre boccoli della bella Fontana del 1816. Nella sua nicchia è stata collocata, nel secondo dopoguerra,la leggiadra scultura in marmo con l’effige di una Fanciulla, opera firmata da Pietro Calvi nel 1863. Prima di lasciare il paese, percorrendo via Vittorio Emanuele e, poi, via San Nicola, si giunge sullo spazio dove una volta sorgeva la chiesa omonima.
In seguito agli eventi sismici dell’Ottanta, oggi, ne rimane il solo, elegante campanile del XIV secolo, con le cornici marcapiano e la robusta orditura agli spigoli, in pietra bianca degli Alburni. A circa 900 metri s.l.m , in località Le Falde, vi è la grotta di Sant’Elia. Di modeste dimensioni e di forma pressoché rettangolare, essa preserva la statua del Santo, di presumibile fattura Settecentesca.
Fiere Feste e Sagre:
II 31 luglio si celebra la festa in onore della Madonna del Carmine.
La festa di S. Elia invece è importante per la particolare tradizione di portare la statua in una grotta nel cuore della montagna.
Attività:
Paese dedito prevalentemente all'agricoltura, produce soprattutto olio, cereali, frutta e castagne.
Ottimo è il «vino Calore» prodotto da vigneti che si trovano vicino al fiume Calore in località Canneto.
L'allevamento del bestiame per gli abbondanti pascoli che offre il territorio è favorevole per ovini e bovini.
Interessante è la gastronomia locale: cucina semplice e sobria caratterizzata da piatti preparati con prodotti genuini e naturali